23 novembre 2012

1941: Allarme a Hollywood


E’ sempre stato un patito di fantascienza e di avventura, ma Steven Spielberg ha varcato tutti gli orizzonti possibili del cinema, spaziando dal thriller al biografico, fino ad arrivare all’animazione. Già ai suoi esordi, però, il Re Mida di Hollywood amava sperimentare, misurarsi con nuove sfide e tentare orizzonti diversi. Così, dopo aver girato Duel e Lo squalo, decide di rischiare con la sua prima commedia, dal titolo 1941: Allarme a Hollywood. Difficilmente si potrebbe credere che questo sia un film di Steven Spielberg: a livello di trama, struttura e genere sarebbe stato più sicuro affidarne la regia al maestro della comicità Mel Brooks, sicuramente più navigato dell’autore di War Horse per quanto riguarda l’umorismo e l’assurdità di sequenze e situazioni.
Ma non allarmatevi e non pensate che il buon Steven non sappia quel che fa. Anzi, ancora una volta riesce a dimostrare di essere un poliedrico autore, sicuro di sé e appassionato di cinema abbastanza da mettere in piedi una delle commedie più divertenti che possa mai capitarvi sotto mano. Merito anche della perfetta sceneggiatura del duo Robert Zemeckis e Bob Gale, gli autori della saga di Ritorno al Futuro, che dosano ritmo e battute con precisione e senza sbavature, proprio come fa Spielberg con il suo piano di riprese, il quale verrà poi ripreso in continuazione per la sua fortunata saga dedicata a Indiana Jones (la corsa in sidecar, i dettagli delle armi, i movimenti di camera dal basso verso l’alto e tanto ancora diventeranno una firma di garanzia con la quale il regista sigillerà le sue opere future). L'autore tuttavia non anticipa solo quello che sarà il suo futuro, bensì cita anche ciò che è stato il suo passato, ironizzando sulla tesa introduzione de Lo Squalo e creando, in questo film, una parodia geniale, con la quale si inizia subito a ridere di gusto. Il cast, capitanato da un John Belushi quasi fuori dalla storia ma mai fuori dagli schemi (il suo personaggio nasce come macchietta, ma viene successivamente ampliato dopo che la star entra a far parte del cast), il quale guida un esercito di attori pronti a dare il loro contributo ad uno dei più satirici film che gli anni 80 abbiano mai visto (con cammei che vanno da Christopher Lee a Lorraine Gary). La comicità è studiata come un mix di parole e azioni, un incrocio tra Benny Hill e i Monty Python che gioca sia con i tempi comici e con i dialoghi tra i personaggi, ma anche con la loro fisicità e le interazioni tra di essi, lasciando sempre lo spettatore con le lacrime agli occhi per il troppo ridere (indimenticabile la sequenza del cannone che rincula). Ma Spielberg non si limita a questo e tenta di spingere l’acceleratore prendendosi gioco dei personaggi, concludendo ogni gag con un piccolo tocco ironico riassumibile nel cliché “oltre al danno anche la beffa”. Interessante e non certo superficiale, la critica al concetto di guerra, inserendo qua e là piccole citazioni di ogni tipo di conflitto, citando in maniera quasi impercettibile anche il tragico 1861, anno della guerra civile americana. Ma, diciamolo pure senza troppi problemi, mai critica fu più divertente; forse solo Il dottor Stranamore può competere per ironia e riflessioni. Non c’è alcun dubbio che questo è uno dei tanti gioielli che non possono mancare nella collezione personale di ogni cinefilo, specialmente in quella di ogni fan del Re Mida della settima arte.


2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Degno di nota è anche il fatto che l'attore John Belushi fosse praticamente ubriaco per tutta la durata delle riprese anche nella vita reale, e la comica scena nella quale cade salendo sull'aereo non era stata prevista, ma fu a causa del suo "stato" ed è stata lasciata in quanto in linea con il personaggio

    RispondiElimina