11 dicembre 2012

Psyco

Già dai titoli di testa l'atmosfera si preannuncia non solo pericolosa, ma addirittura imprevedibile e ricca di sconvolgenti casualità improvvise pronte a distruggere emotivamente lo spettatore e fisicamente i personaggi del film. Psyco si propone certamente come la pellicola più famosa di Alfred Hitchcock, ma anche come una delle più innovative. Sappiamo tutti che il regista britannico, denominato "maestro della suspense", era lo sperimentatore per eccellenza (si deve a lui il primo esempio di piano sequenza della storia, e anche altre invenzioni tecniche come l'effetto vertigo), ma in questa pellicola ciò che tenta di rinnovare e allo stesso tempo innovare è proprio l'impatto psicologico che il film avrà sul pubblico.
Hitchcock trasforma Psyco in un'esperienza mentale sconvolgente e disturbante già dalle prime pungenti note musicali composte appositamente da Bernard Hermann e inserite sopra dei titoli di apertura decisamente confusionari e stordenti, note che poi diventeranno una delle colonne sonore più citate e copiate al mondo. Al di là dei titoli di testa, poi, c'è una storia orchestrata al meglio e tutta a favore di una suspense incredibilmente inesistente: lo spettatore infatti non è in pena per la vita della protagonista, si è invece del tutto concentrati a scoprire chi sia questo misterioso assassino e in che modo il proprietario del Bates Motel (un folle Anthony Perkins) sia coinvolto nella morte della giovane donna interpretata da Janet Leigh. Lentamente gli avvenimenti e le vicende perdono importanza, partendo dal MacGuffin principale, ovvero la famosa borsa con i 40.000 dollari che la Leigh ruba, passando poi per la protagonista stessa (che muore a metà del film) e finendo con il detective Abrogast di Martin Balsam. Ognuno di questi elementi viene trascurato, ognuno a modo suo, per fare posto al tentativo da parte del regista e del pubblico di scoprire i misteri racchiusi all'interno del Bates Motel. I disturbi psichici (premessi già nel titolo) sono il fulcro della storia e Perkins dà al suo personaggio una duplice interpretazione decisamente convincente e spaventosa. Perdonate lo scivolamento nel banale, ma è impossibile non citare l'ormai iconica scena dell'assassinio sotto la doccia, diventata una delle sequenze più note e anche prese in giro di tutta la filmografia del regista. Importante per l'ottima riuscita di questo film è il montaggio di George Tomasini, sempre pronto ad enfatizzare il fulcro della scena e a giocare con le ombre della fotografia di John L. Russell e con le inquadrature del meticoloso piano di regia di Hitchcock, anch'esso studiato al meglio affinché la suspense la faccia da padrone e il pubblico si ponga ogni volta domande diverse, sommandole fino all'improvviso risvolto finale. Psyco è un film in cui nessuno ha creduto all'inizio ma che ancora oggi fa mangiare le unghie alle case di produzione che hanno preferito non fidarsi del fiuto di Alfred Hitchcock, che ha visto nel romanzo di Robert Bloch una delle storie più cinematografiche che abbiano mai riempito delle pagine di carta. Certo ci voleva una visione del tutto determinante e una passione per il mondo della settima arte a dir poco stratosferica, e tutto questo era racchiuso nella figura simbolica del londinese. Capolavoro storico che aprì il decennio degli anni '60, questo film è ancora oggi riconosciuto come una delle opere assolute del cinema mondiale di tutti i tempi, capace di spaventare e sconvolgere mentalmente il pubblico ora come allora. Assolutamente imperdibile.


2 commenti:

  1. Capolavoro, senza 'se' e senza 'ma'. E poi oggi è anche l'Alfred Hitchcock Day, per giunta :)
    A tal proposito la visione di "Hates" è ancora più sconsigliata, dato che cita/scopiazza la sequenza finale...

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    1. Hates? Quello con Jennifer-tetta-ballonzolante-Lawrence?

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