17 febbraio 2013

Matrix Revolutions

Tutto quello che ha un inizio ha una fine, queste sono le parole che l'Oracolo pronuncia prima di entrare a far parte dell'armata di agenti Smith pronta a prendere il controllo su entrambi i mondi e a sconfiggere per sempre Neo e tutti i ribelli di Zion, mentre dall'altra parte incalza la guerra tra umani e macchine in una disperata lotta per la sopravvivenza. L'ultima parte di questa trilogia che definisce i tre atti fondamentali del cammino dell'eroe espone quello conclusivo, ovvero il sacrificio dell'Eletto. A Neo, aka Keanu Reeves, sarà imposto di decidere se dare la sua vita per la sopravvivenza di tutti oppure scegliere di liberarsi dal giogo dell'eletto e andarsene per sempre con la sua bella Trinity, ovvero Carrie-Anne Moss, ma la scelta è già stata fatta (nei precedenti film), ora la si deve solo comprendere. La conclusione del proprio cammino l'eroe la deve fare da solo, posto com'è davanti ad un potere più forte di lui ma pronto a collaborare affinché tra umani e macchine possa regnare la pace.
Come anticipava l'Oracolo nel precedente film, prima interpretata dalla scomparsa Gloria Foster ed ora impersonata da Mary Alice, l'unico modo per arrivare ad una fine è farlo insieme, ed ecco che due fazioni opposte uniscono le loro forze per far fronte ad un pericolo più grande accecato dal suo egocentrismo e dall'essere pieno di sé. In Matrix Revolutions l'eroe incontra definitivamente la sua nemesi portata sullo schermo da un moltiplicato Hugo Weaving per un epico scontro finale sotto una emblematica tempesta apocalittica dopo la quale sorgerà l'alba di una nuova era. Ancora una volta al centro di questa metafisica e filosofica partita a scacchi ideata dai fratelli Wachowski ci sono i due temi solidi e importanti della scelta e dell'amore, indissolubilmente legati tra loro e fondamentali affinché tutti i personaggi operino le loro scelte in base ad un legame potente e radicato in ognuno di noi (Niobe e Morpheus, Link e Zee, Trinity e Neo vanno tutti incontro al loro destino creato sulle scelte che a loro volta si basano sull'amore, sbeffeggiato nell'ultimo monologo dell'agente Smith che, incapace di credere alla forza di questo sentimento, perderà inesorabilmente). Nonostante i temi trattati e la coerenza narrativa portata avanti dai due registi-sceneggiatori, questo risulta essere il capitolo che trova una sua personale coerenza con più fatica rispetto agli altri, probabilmente a causa di una ridondanza eccessiva delle sopracitate tematiche ma anche di una guerra sì fantastica dal punto di vista visivo, ma piuttosto superflua e priva di nemici effettivi (l'empatia con i buoni c'è, ma non ci sono volti da odiare nella macchine, bensì semplici bersagli da colpire). Nulla da togliere alla computer grafica e alla messa in scena imponente e postapocalittica, ma il quadro generale perde la via filosofica a favore di un secondo atto decisamente più action, con qualche tratto anche abbastanza banale e alcuni momenti che sanno di già visto. Tolto ciò il finale vero, quello della definitiva vittoria dell'eroe sul nemico anche se a caro prezzo, recupera l'idea di base dei fratelli Wachowski e fa in modo che la trilogia si possa concludere nel migliore dei modi, con un finale riflessivo e confuso, profetico e speranzoso, poetico e umano, proprio come ormai siamo stati abituati ad aspettarci dai due precedenti film. Nel complesso una trilogia immancabile e ricca di spunti, sempre piena di momenti fantastici, nonostante qualche lieve calo di ritmo e di tensione qua e là.


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