5 febbraio 2013

Matrix

Fantascienza: questa parola ha fatto in modo che la fantasia dei creatori di storie non si esaurisse mai. Con lo sguardo rivolto al futuro ma con una sempre particolare attenzione all'umanità, essa è sempre stata la portatrice di innovazioni per eccellenza, pur basandosi su concetti ben noti e ormai definibili onnipresenti all'interno della nostra cultura. Caso principale della fantascienza contemporanea è Matrix, idea originale dei fratelli Wachowski che recuperano non poche tematiche già trattate nella storia dell'uomo, creando scalpore per i chiari rimandi ad altre opere (come Ghost in the shell, dal quale è stato ripreso il codice numerico verde) e dei quasi plagi di altre pellicole. Ma diciamo le cose come stanno, la ricerca della verità e della conoscenza, la tematica di una prigione virtuale e invisibile creata appositamente da uno stato superiore sono concetti talmente interessanti che nessuno può dire di non essere stato influenzato da chi li ha già trattati prima di lui, e i Wachowski non sono da meno.
Prendere in esame il primo capitolo in maniera singolare, definire i vari rimandi alla filosofia di Platone e sottolineare l'impronta umanistica presente all'interno di questa storia è impresa ormai facile, soprattutto se pensiamo a quante persone l'abbiano già fatto nel corso di questi anni. Concentrarsi invece sui vari temi che i tre film portano con sé in maniera differente è un procedimento lievemente più complicato ma è ciò che si vuole tentare con queste tre brevissime recensioni dedicate alla trilogia. Molti definiscono Matrix come l'unico film, il prototipo, matrice (perdonate il gioco di parole) di una saga che ha generato altri due seguiti superflui, senza però calcolare quanto anch'essi abbiano da raccontare. Concentriamoci ora però su questo film, che è indubbiamente il più valido della trilogia sia per originalità che per ciò che rappresenta, ovvero una perfetta analisi sociologica di un uomo insoddisfatto del mondo in cui vive e pronto ad aprire gli occhi e a liberarsi dalle catene invisibili che lo circondano. Neo, interpretato da Keanu Reeves, non è però solamente uno "schiavo liberato", ma è l'eletto di una profezia che lo vede come salvatore del popolo e unico in grado di porre fine alla guerra tra uomini e macchine. Neo percorre ciò che si può banalmente definire il cammino dell'eroe, del quale però il primo Matrix racconta solo il momento iniziale, ovvero la presa di coscienza delle proprie capacità da parte dell'individuo. La suddivisione in tre atti, inoltre, permette ai Wachowski di concentrarsi in questo primo episodio anche sulla spiegazione dei due universi all'interno dei quali è ambientata la storia, senza lasciare nulla al caso (né deja-vu né tanto meno piccoli trucchi di prestigio) e raccontando ogni cosa da un punto di vista distorto e sempre al limite del realismo. La metà delle azioni in molte scene vengono viste spesso attraverso il riflesso che si può scorgere dagli occhiali da sole che ogni personaggio porta, senza che il gioco di specchi si riduca solo a questo (cucchiai, maniglie e finti specchi danno il loro contributo a questo teatro del doppio davvero sensazionale). Qualche volta lo spettatore si ritrova addirittura ad attraversare schermi televisivi o apparecchi telefonici assieme agli attori affinché il passaggio da un mondo all'altro sia netto e ben distinto. La tecnologia si affianca alla fede e, se da un lato Neo è destinato a grandi cose, dall'altro non sarebbe mai riuscito a fare tutto questo se non fosse stato un hacker capace di entrare in contatto con Morpheus (Laurence Fishburne); ecco che i Wachowski fondono credo e scienza, antico e moderno come due facce della stessa medaglia. Tematica che ritornerà fortemente in Matrix Reloaded. Nota di merito alla creazione tecnica del bullet time (24 macchine da presa che riprendono lo stesso oggetto) e alla messa in scena che purtroppo non si è potuta analizzare per fare spazio a concetti fondamentali all'interno di un film decisamente importante e dal quale ancora oggi molti autori dovrebbero trarre ispirazione. Ultima citazione va all'approccio dei Wachowski nei confronti dell'amore, per loro motore di ogni cosa e fulcro della vita umana, unico sentimento capace di salvare vite e centro incontrastato di ogni scelta e di ogni conseguenza, tema che tornerà non solo nei prossimi sequel, ma anche nel successivo e sfarzoso lavoro dei fratelli assieme a Tom Tykwer Cloud Atlas.


2 commenti:

  1. figherrimo! Plagiato o no dall'anime "Ghost in the shell", è un'esperienza visivo-concettuale di altissimo livello!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un po' come il dittico Il Re Leone - Kimba. Rimandi effettivi, ma chissene.

      Elimina