14 agosto 2013

La Fantastica Sfida

A recuperare commedie del genere viene subito in mente una frase che non dovrebbe mai balzare all'interno del cranio di noi appassionati cinefili: che fine ha fatto il genio che un tempo sfornava queste opere meravigliose? Con il passare del tempo il talento da scrittore di Robert Zemeckis sembra essersi affievolito, purtroppo, e anche se la sua ultima fatica Flight ha convinto buona parte del pubblico e della critica, è oggettivamente indiscutibile che si è lontani anni luce dalla minuziosità di queste prime e ben più interessanti sceneggiature. Sarà forse la mancanza di Bob Gale al suo fianco, il quale magari sapeva dare un freno agli eccessi narrativi del regista ma anche più coerenza alla storia e più ritmo alla narrazione, oppure l'allontanamento dall'ala protettiva di Steven Spielberg, qui nelle vesti di produttore, fatto sta che con La Fantastica Sfida (noto anche come Cars Duel o con il suo titolo originale Used Cars) Zemeckis dimostra un grande talento sia come sceneggiatore che come regista, confezionando un prodotto ancora acerbo sotto qualche punto di vista (le imprecisioni a livello di montaggio, curato da Michael Kahn, sono tante, alcune delle quali dovute soprattutto all'inesperienza registica dell'autore), ma comunque convincente e divertente.
Merito, come si voleva sottolineare qualche riga fa, della sceneggiatura firmata Zemeckis & Gale, lo stesso duo che diede vita a quella ormai iconica trilogia intitolata Ritorno al Futuro, la quale deve molto a questo suo potenziale prototipo. I tratti comuni tra il primo capitolo delle avventure di Marty McFly e questa commedia ricca d'azione sono tanti, a cominciare da un utilizzo divertente di sequenze in auto e di continui equivoci e momenti di imbarazzo, dai quali i protagonisti dovranno tirarsi fuori nelle maniere più ironiche. Guidato da un Kurt Russell in ottima forma (lontanissimo da quei personaggi testosteronici a cui ci aveva abituato sotto la guida di John Carpenter, ma comunque pienamente convincente anche in questo ruolo scanzonato e meno macho), il cast convince sotto tutti i punti di vista, grazie ad una caratterizzazione a tutto tondo di ognuno di essi (dalla ingenua e fragile figlia Deborah Harmon fino al superstizioso Gerrit Graham, per non parlare del meraviglioso ruolo da antagonista portato avanti da un fantastico Jack Warden, a cui è stata affidata anche la parte del "fratello buono" di questo perfido capitalista cattivo). Per rendere il tutto al meglio e fare in modo che lo spettatore possa divertirsi senza riserve, a dare man forte al cast arriva la regia di Zemeckis ricca di piccole gag che enfatizzano ancora di più i caratteri distintivi dei protagonisti e che rendono la visione spassosa e mai pesante (si pensi alla ghigliottina in miniatura e alla riproduzione di un patibolo posti sul tavolo del giudice Harrison interpretato magistralmente da Al Lewis). Si offre al pubblico uno stile completamente al servizio dell'epoca (siamo agli inizi degli anni '80, dove il peso di serie televisive come Hazard si faceva ancora sentire), dando allo spettatore un prodotto pensato a tavolino, con pochissime sbavature e con tanti spunti di riflessione (alla fin fine a vincere è comunque l'America dei furbi, quelli che riescono a farla in barba alla legge, con un messaggio non propriamente positivo ma decisamente realista e terribilmente contemporaneo). Il risultato finale è un grandissimo divertissement che omaggia e rappresenta nel migliore dei modi gli anni di cui è figlio e che permette a Zemeckis e Gale di gettare le fondamenta per quella che sarà una delle trilogie più famose e meglio realizzate di tutta la cinematografia americana moderna. Un fantastico viaggio comico consigliato caldamente a tutti gli appassionati del genere ma anche a chi vuole passare quasi due ore di spasso, di ottima regia e di scrittura minuziosamente calibrata.


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