5 aprile 2014

Lei

In un futuro tecnologicamente più avanzato del nostro presente, ma non troppo, vive un certo Theodore, scrittore di biglietti d'auguri su commissione e marito con un divorzio in atto. Decide di provare il nuovo sistema operativo OS1 a casa sua, così lo acquista e lo installa scoprendo una suadente voce femminile che sceglie da sola di darsi il nome Samantha. Frustrato, quasi incapace di relazionarsi con gli altri e alla ricerca di conforti e consigli, Theodore apprezzerà Samantha a tal punto da instaurare una relazione d'amore con lei, con tanto di gite, rapporti sessuali, annessi e connessi. Con una idea del genere la felice e feroce critica alla tecnologia e alla dipendenza da essa sarebbe dietro l'angolo, se non fosse che Spike Jonze, qui regista e sceneggiatore del film, abbraccia questo abuso quasi sfrenato e apprezza l'aiuto (anche psicologico) che essa può darci. Grazie a Samantha Theodore recupera la fiducia in se stesso e finalmente riesce a fare cose che prima non avrebbe potuto fare per mancanza di coraggio.
Tuttavia l'amore incondizionato ha sempre delle conseguenze, sia nella vita vera che nella vita virtuale, e la dipendenza (da una persona, da un oggetto, da un pc, da qualsiasi cosa) non può essere esclusivamente positiva. Per Jonze invece sembra proprio che Samantha sia la manna dal cielo e la tratta come un vero e proprio deus ex machina senza la quale Theodore non avrebbe mai cambiato la propria vita. A questo sviluppo manca poi un pezzo fondamentale: come farà Theodore senza di lei? Tornerà ad essere un dubbioso essere umano o quell'esperienza con il sistema operativo OS1 ha cambiato radicalmente il suo modo di relazionarsi con gli altri? Non lo sapremo mai, perché Her finisce troppo presto e troppo dolcemente, senza colpo ferire, tranne una volta: nella fantastica, meravigliosa e struggente scena in cui Theodore e la sua ex moglie stanno firmando le carte per il divorzio. I ricordi scorrono sullo schermo mentre il fastidioso e doloroso suono della penna che scrive sulla carta rovina tutto quanto. Il dolore è quindi relazionato all'uomo, per le intelligenze superiori non c'è dolore, non c'è male, c'è solo comprensione, affetto e anche un po' di commiserazione nei nostri confronti, nei confronti degli esseri inferiori ancora legati al concetto di possessione e di coppia. Le tante potenzialità del film vengono però sfruttate solo ed esclusivamente per raccontarci quanto sia bello e romantico e dolce l'amore incondizionato, senza mai farci notare il risvolto "negativo" della medaglia e senza spingerci a riflettere su come possa cambiare la vita di una persona attraverso un'esperienza del genere. Dunque Spike Jonze riesce magistralmente a raccontarci una parentesi romantica e bellissima nella vita di Theodore, grazie alla quale riesce a togliere qualche piccolo freno del passato e del presente e senza cui non avrebbe probabilmente mai superato lo scoglio del divorzio. Dolce, emozionante e passionale parentesi amorosa di un personaggio frustrato, peccato però che resti solo una parentesi.

1 commento:

  1. Non del tutto d'accordo, pur non essendo rimasto esaltato dalla pellicola - che non è brutta, ma non il capolavoro che tutti dicono. Alla fine si sa cosa va a fare Theodore, lui è stato reso più forte da questa esperienza e il finale ci mostra chiaramente il suo futuro. Più che altro a me ha dato quasi fastidio l'ambientazione così abbozzata, che rende quasi vana la scelta finale di Samantha, non mostrandoci molte delle potenzialità di quella terovata narrativa.
    Comunque bel film, ce ne fossero di più così!

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